Partiamo da Genova su un furgone; sopra le canoe, dentro pagaie, caschi, valigie e tutto quello che occorre. Destinazione: ultima giornata di campionato di serie A di canoa polo, Roma. (…E per chi volesse saperne qualcosa di più… www.canoapolo.it!)
Avete capito bene, Roma di nuovo, ma questa volta per un weekend completamente diverso. Visitare Roma? Questa volta no, questa volta si va con la squadra, per la squadra.
Stiamo ai laghetti dell’Eur per due giorni, ore e ore all’ombra di pini e cappellini, bagnandosi, finendo bottiglie d’acqua come fossero caramelle, anzi, di più.
Uno spettacolo da vedere, ma soprattutto da vivere: in ogni dove gruppi di ragazzi accampati, pronti a competere, pronti a scendere in “campo” sulle loro fedeli canoe. Un giardino che si trasforma in spiaggia, un laghetto in campo di battaglia.
Qualcuno passando si ferma, incuriosito da tutte quelle persone, incuriosito dalle urla o forse da un altoparlante che grida più forte di tutti, incuriosito da quell’insolito sport per cui tutti quei ragazzi hanno fatto chilometri, dal Piemonte, dalla Liguria, dalla Svizzera, dalla Sardegna, dalla Sicilia…
Un modo diverso di stare a Roma, un mondo sconosciuto ma subito appassionante. Inizialmente analfabeta dello sport mi ritrovo a tifare e a desiderare veramente la vittoria nelle ultime partite. Come abili pizzaioli i ragazzi sembrano lavorare la palla con le loro pagaie, muovere la canoa come fosse davvero una parte del loro corpo, scattare, recuperare, tirare, parare per venti minuti di seguito.
Li si vede soffrire, esultare, sopportare i colpi delle pagaie, il caldo soffocante, la fatica; li si vede ridere, arrabbiarsi e poi di nuovo sorridere, cercando strategie nuove, correggendo gli errori commessi, facendosi forza a vicenda in vista della prossima partita.
Si sta con loro. Tutto qui. Si cerca di commentare il meno possibile, di evitare di distrarli, di non intromettersi. Noi spettatori siamo la cornice e quella realtà lì è il quadro che siamo andati a guardare: non possiamo aggiungere altri colori perché non siamo noi i pittori, possiamo solo limitarci a guardarlo, in ogni sua singola sfumatura.
Due giorni così, due giorni al seguito di una squadra, nelle partite, in viaggio, a colazione, a cena, in albergo. Due giorni in cui si lascia tutto a casa, si parte solo con una valigia vuota, pronti a riempirla di tutto quello che si vedrà, di emozioni, di sport, di risate.
Roma è anche questo. Un viaggio attraverso l’Italia su un furgone in cui domina la sfera maschile. Una trasferta a seguito di una squadra. Un giardino trasformato in spiaggia e un laghetto che all’occasione diventa l’importante campo su cui si giocherà il futuro di questi atleti.
Roma è sentir parlare dialetti, lingue diverse dalla tua. Roma sono centinaia di ragazzi che si ritrovano per condividere una passione. Roma è l’aria che si respira sotto i pini in una giornata dove i 38° C sono la temperatura minima.
Roma è tutto questo, e molto di più, come sempre!
Roma è libertà, vita!
Roma è la possibilità di non finire in serie B, è lotta, passione, tenacia… quella stessa tenacia che la nostra squadra ha dimostrato sull’acqua: grande Murcarolo!