Finalmente anche a Torino sembra essere arrivata la primavera! Si incominiciano a fare gli aperitivi nei dehor, le passeggiate nei parchi, le pedalate lungo il Po.
E primavera, per gli sportivi amanti del trekking, significa anche camminate, montagna, natura, sole.
Ecco allora il motivo per cui ho deciso di raccontarvi alcuni trekking fatti lo scorso anno, da aprile a ottobre e che valgono davvero la pena di essere fatti!
Comincio con uno degli ultimi, uno dei miei preferiti.
Monte Thabor
E’ inizio ottobre ma il clima è ancora estivo. Lasciamo le macchine nel piazzale davanti al rifugio Re Magi, sopra Bardonecchia (seguire le indicazioni per Melezet e Colle della Scala), e ci incamminiamo.
Sono le 8,30 di mattina, il tempo è nuvolo e il cielo scuro manda giù qualche goccia e molto vento, ma la voglia di salire è tanta e siamo tutti d’accordo che non sarà certo un po’ di pioggia a fermarci!
La strada è molto semplice da trovare, oltrepassato il gruppetto di case si segue il sentiero che porta al Lago Verde (per chi non ci fosse mai stato consiglio di leggere il mio articolo, e di andarci… merita!), abbandonandolo solo quando questo gira a destra verso il bosco: lì si continua dritto per un breve tratto, quindi si svolta a sinistra seguendo le indicazioni.
In poco tempo raggiungiamo la Maison des Chamois dove ci concediamo una breve pausa per un primo spuntino a base di cioccolato e frutta secca, quindi ricominciamo la salita.
Il sentiero è ben indicato, inizialmente segue il torrente, quindi si inoltra nel vallone che passa sotto le pareti del Grand Seru, fino ad arrivare al Col de Meandes.
Sono passate già tre orette e ci fermiamo un momento per recuperare il fiato e prepararci alla salita finale. Da qui infatti, seguendo alcuni ometti di pietra, ci si sposta sulla sinistra e si comincia l’ultima erta salita. Il paesaggio cambia radicalmente: i pascoli lasciano lo spazio alle rocce e dopo poco ci si ritrova in un ambiente lunare, caratterizzata da terriccio rosso e dove sono ancora presenti (nonostante il periodo) piccole zone coperte di neve!
L’ultima salita è il punto più faticoso, non tanto per la pendenza quanto per il vento che soffia talmente forte che più di una volta rischio di cadere! La soddisfazione che si prova quando si raggiunge la cappella sulla cima è però grandissima! Da lassù il Grand Seru, che fino a poche ore prima vedevamo sovrastare imponente le nostre teste, appare piccolo e lontano e non sembra vero essere saliti fino a così in alto!
Ancora pochi metri oltre la cappella e raggiungiamo la cima vera e propria che si trova sul versante francese, ma il freddo è tagliente tanto da non riuscire quasi a tirare fuori le mani per scattare una foto! Decidiamo quindi di tornare giù e pranzare (al sacco ovviamente) al Col de Meandes. Siamo però davvero entusiasti: in quattro ore abbiamo raggiunto la cima, facendo 1400 metri di dislivello e percorrendo più di 10 km!
La discesa è ovviamente più semplice e veloce e riusciamo a goderci gli splendidi colori autunnali del bosco sottostante… non avevo mai fatto una gita di questo calibro in una stagione diversa dall’estate e devo ammettere che ne vale davvero la pena! Ripercorriamo tutta la strada e quando arriviamo alla partenza ci concediamo un buon caffè in rifugio.
Purtroppo le emozioni e soprattutto la soddisfazione che si prova in una giornata del genere la può capire solo chi la prova e questo, noi sette che eravamo lì, ce lo diciamo sempre. Partire sotto la pioggia e poi assistere al miracolo del cielo che si apre fino a regalarci un sole splendente, la fatica di una salita che sembra interminabile, gli abbracci sulla cima, ma soprattutto lo splendore di una vallata dai colori caldi e bellissimi… Ecco, queste sono tutte sensazioni che parole o foto non riescono a trasmettere. E forse, proprio per questo, sono le più vere. Le più belle.
Andare per credere!




Alcune info tecniche:
quota partenza: 1750 m
quota vetta: 3150 m
dislivello totale: 1400 m
difficoltà: E
Immagine dell’header di L. Richetti
L’ho letto volentieri anche perchè ho vissuto da poco quell’ascesa. Io l’ho sicuramente sofferta di più sia in salita che in discesa. Arrivai con la lingua fuori e il ritorno non finiva mai! Avrei scritto che siete partiti con la pioggia, ma con le previsioni positive. Salire col maltempo sulla montagna è sempre da incoscienti. Piacevole e snello come sempre. Papà
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