Eight people and a van: la vacanza che ti salva.

Hai prenotato questa vacanza il giorno in cui in ospedale ti hanno detto che saresti dovuta stare ferma per almeno un mese. L’hai prenotata perchè era l’unico modo per evadere da quella immobilità forzata, almeno con il pensiero. Da quel giorno quante cose sono successe, tutte una di seguito all’altra, e ti sei vista rimettere in discussione tutto. Il tuo modo di vivere, il tuo entusiasmo, la tua passione per lo sport. Confusa, ti facevi trascinare dalla corrente.
Ma quella vacanza ormai era prenotata, e se il desiderio era così forte all’epoca in cui avevi prenotato, un motivo doveva esserci.
E così sei partita, salita su un van con un ragazzo che vedevi in quel momento per la prima volta ma con il quale non hai fatto fatica a legare nell’ora e mezza che vi separava da Milano, e poi, con la stessa velocità, ti sei ritrovata a scherzare e ridere con quelli che, all’improvviso, erano diventati i tuoi nuovi compagni di viaggio, quelli con cui avresti passato i successivi dieci giorni.
Dopo poche ore, in un autogrill, alle 2 di notte, ridevate davanti alla scelta di quale gonfiabile comprare, incuranti della stanchezza, e la mattina seguente, con quattordici ore di viaggio sulle spalle scalavate delle dune di sabbia sotto il sole delle 14.00. Ma sempre uniti. Uniti nel viaggio, uniti nel montare le tende sotto la pioggia, uniti nella vostra prima surfata di fronte ad un tramonto senza eguali. Così, senza preavviso. Senza che nessuno vi avesse detto come si faceva. Senza che nessuno vi avesse spiegato le regole di buona convivenza indispensabili per andare d’accordo all’interno dello stesso furgone per tre giorni consecutivi. Siete diventati amici, fratelli. E da lì il vostro legame non ha smesso di crescere. Dal pomeriggio ad Hossegor, la notte a San Sebastian,  la mattinata a Porto fino all’arrivo alla meta, Peniche!
Ora, tornata in Italia, dopo più di 5000 km condivisi tra Italia, Francia, Spagna e Portogallo, sei giorni di viaggio, pochissime ore dormite, tanti brindisi, abbracci, canzoni ma soprattutto tantissime risate, puoi dire con certezza che il motivo per cui dovevi fare questa vacanza era questo.
Il viaggio in van.
Tu, così confusa su chi fossi e dove volessi andare, dovevi fare questo viaggio.
Tu, così piena di domande su te stessa e sul mondo, avevi bisogno solo di questo. Libertà.
I piedi sempre nudi, il sale nei capelli e il sorriso sulle labbra. Una vita così. Lasciando che gli altri ti guardassero per quella che sei e non per quella che tutti ti avevano sempre detto che dovevi essere. Vivendo semplicemente per il gusto di vivere e non per soddisfare le richieste di qualcun altro.
Al momento fare ordine tra tutte le emozioni vissute e provate è ancora difficile. Ho vissuto un’esperienza indimenticabile, ho imparato a fare un take off come si deve, ho conosciuto persone splendide che mi hanno donato molto, ognuna a suo modo.
Ma di tutto questo scriverò poi.
Per adesso questo era ciò che dovevo fissare sulla carta. Ora, a caldo. Per non dimenticare.

Grazie Surfweek per avermi dato questa opportunità.
E soprattutto Grazie a voi, compagni di mille avventure, per essere stati esattamente quello che siete stati.

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