Sri Lanka.
Hai prenotato sull’onda dell’entusiasmo di viaggi passati.
Hai prenotato e non stai nella pelle aspettando che agosto arrivi.
Ma quando finalmente arriva il giorno della partenza qualcosa è diverso dal solito.
Non sei preparata, non hai letto quasi nulla sullo Sri Lanka e non sai cosa aspettarti da questo viaggio che già sai sarà diverso dal solito.
Parti, con lo zaino vuoto, come sempre, pronta a lasciarti stupire. Con te solo tanta curiosità e il desiderio di vedere dove ti porterà questa nuova esperienza.
E infatti i primi due giorni sei spaesata, vivi il viaggio senza viverlo per davvero. Provi ad andarci a fondo ma nulla, rimani sulla superficie come se avessi dei braccioli, qualcosa che non ti permette di andare in profondità.
Finchè, dopo due giorni di superficie, accade qualcosa. Non sai bene cosa, forse semplicemente cambi punto di vista tu. Così, mentre salti su e già dal tuk tuk mossa solo dall’entusiasmo, lì, in quel momento, finalmente entri nel viaggio!
Eccomi quindi, pronta finalmente per il mio nuovo articolo!
Che cosa ho fatto nel mese di agosto?
Bene… insieme ad altre 25 persone, guidati da Gabriele Saluci di Sto Gran Tour, ho girato lo Sri Lanka in tuk tuk! Proprio così, abbiamo affittato 8 tuk tuk cingalesi e in dieci giorni abbiamo fatto il giro dello Sri Lanka!
Guidare su strade sterrate disseminate di buche e pozze d’acqua, o sulle statali cingalesi pizzicati tra camion e pullman il cui unico pensiero è che sono più grossi di noi, ha conferito al viaggio un costante pizzico di follia, quel senso di rischio e di possibile pericolo che rende tutte le cose un po’ più emozionanti.
L’aspetto sicuramente più bello del viaggiare in tuk tuk è che la taglia del viaggio è diventata quelle della scatoletta che ci conteneva. Viaggiare ai 20 km orari, senza porte o finestrini, ti dà la possibilità di assaporare molto meglio il viaggio. Se piove avverti la pioggia tintinnare sulle tue braccia fino a riempirti le ossa, se esce il sole senti il caldo sciogliere le creme solari (o forse è meglio dire i repellenti per le zanzare!) che ti sei spalmato la mattina e mischiarle al sudore, se sei in città respiri inquinamento, se sei sugli sterrati polvere e sabbia si impregnano nei vestiti, nei capelli e in tutti i pori della pelle… Ebbene sì. La descrizione non è delle più allettanti, ma solo così si può sentire davvero il viaggio. Come puoi vivere un posto guardandolo da dietro un vetro? Come puoi conoscere l’afa che ti appiccica i capelli alla fronte se rimani sotto il bocchettone di aria condizionata del tuo van?
Un luogo va sentito, e viaggiare così è l’unico modo per sentirlo davvero.
Un altro grande pregio del viaggiare in tuk tuk è stata la lentezza. In Sri Lanka tutto è lento, le persone vivono serene, senza frenesia, camminano piano e rispondono oscillando la testa tranquillamente, senza soffermarsi troppo sulla reale domanda che hai posto loro ma solo muovendo il capo lentamente, come a consigliarti il loro stile di vita. In Sri Lanka tutto è lento: a colazione bisogna ordinare la cena già sapendo che, anche così facendo, quella arriverà in ritardo, i fast food sono lenti e la tavola da surf che hai chiesto la sera prima te la porteranno il giorno dopo con un’ora e mezza di ritardo.
In Sri Lanka il tempo scorre lento, e allora che senso ha correre per andare da un posto all’altro? Dal primo giorno la lentezza è stata anche la nostra regola. Viaggia lentamente, godi il paesaggio, assapora gli odori, gusta ogni secondo. ‘Viaggiare al rallentatore’, quello che avevo sempre sentito dire da Gabriele e Ludovico de Maistre che insieme producono documentari di viaggio per il Kilimangiaro (Rai 3) con questo titolo, ma che realmente non avevo mai capito fino in fondo. E invece sta tutto qui: la vita da dentro al tuk tuk scorre lenta, non hai fretta di raggiungere la meta, perchè il tuo unico desiderio è vedere quello che ti circonda, conoscere, imparare. Sai bene che durante il percorso ci potranno essere imprevisti o intoppi ma sai anche che saranno proprio quelli a riempire il tuo viaggio di ricordi ed emozioni.
Viaggiare al rallentatore significa fermarsi da chi ti offre un cocco lungo la strada, creare legami con famiglie che probabilmente non hanno quasi mai visto un turista, stringere rapporti con persone che non parlano la tua lingua (e nessun’altra se non la loro!), passare due ore della tua giornata a giocare a cricket con alcuni bambini in un campo improvvisato all’interno di una piantagione di tè, fermarti a fare il bagno in un canale lungo la strada.
Non importa la meta, quello che conta è ciò che ti capita durante il viaggio. Quanto spesso leggiamo questa frase, la condividiamo sui social e aggiungiamo like… ma chi davvero viaggia così?
Noi lo abbiamo fatto e al ritorno in Italia, a chi mi chiede racconti dello Sri Lanka, sono contenta di poter raccontare le esperienze vissute più che i posti visitati.
Questo è ciò che porterò con me di questo folle viaggio.
Sorrisi, sguardi, parole, odori e gusti. Ma soprattutto la consapevolezza che, lentamente, la vita acquista tutto un altro sapore!
Ancora una volta, grazie StoGranTour!
P.S. per chi se li fosse persi, i “viaggi al rallentatore” passati di Gabri e Ludo li trovate all’indirizzo https://www.raiplay.it/programmi/kilimangiaro/rubriche/viaggialrallentatore
Buona visione!
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