E’ ormai quasi una settimana che tutta l’Italia è ferma, chiusa in casa.
E in questi giorni così assurdi le emozioni provate sono state tante e molto diverse tra loro.
Senza dubbio, la prima sensazione è stata quella di disorientamento.
Di colpo, da una sera all’altra, ci siamo ritrovati chiusi in casa.
Annullati tutti gli impegni presi nei giorni dopo, cambiata per molti la metodologia di lavoro, chiusi tra le proprie quattro mura e con la prospettiva di restarci fino ad inizio aprile, per adesso.
Disorientamento, claustrofobia.
E ora, cosa faccio?
Non siamo abituati a stare da soli, ma soprattutto non siamo abituati a non poter fare quello che vogliamo. E si sa, il grosso problema di queste situazioni è l’alta probabilità di inciamparsi in quegli scheletri che teniamo chiusi nell’armadio da anni, nella noia, nella depressione.
Disorientamento, claustrofobia.
Claustrofobia per tutti quelli che, come me, ad ogni minimo raggio di sole non pensano ad altro se non a come poterselo godere appieno, fuori casa, nella natura.
Claustrofobia per tutti quelli che vedono nello sport, nello yoga e in tutte le attività aggreganti una valvola di sfogo post lavoro.
Accade così, improvvisamente, da un giorno all’altro.
Bisogna stare a casa, fermi, in quarantena.
Rispetto prima di tutto, per noi stessi e per gli altri.
E allora, dopo i primi due giorni di disorientamento, noia e preoccupazione per come riusciremo ad affrontare questo periodo, ecco che cominciano a comparire le scialuppe di salvataggio sui social.
I social, quei maledetti social che tanto critichiamo ma che forse, in un momento come questo possono rappresentare la nostra salvezza.
Nascono dal nulla raccolte fondi per sostenere gli ospedali in cui tutti, anche solo con pochi euro, vogliono far sentire vicinanza e gratitudine nei confronti di medici e infermieri che lottano in prima fila questa battaglia, quotidianamente.
Gli insegnanti, inizialmente spaventati dalla didattica a distanza e magari anche un po’ contrari, prendono confidenza con le nuove tecnologie, reinstaurano quella routine quotidiana di cui gli alunni hanno bisogno. Le maestre dei più piccini tirano fuori dal loro cappello (o dalla loro magica borsa, direbbero i bimbi) attività di ogni sorta per far sentire la loro vicinanza, per dare speranza anche a loro che non hanno ancora gli strumenti per leggere e comprendere questa situazione.
Ogni attività che rimane chiusa si reinventa. E lo fa per passione. Lo fa per amore sociale. Perchè sappiamo bene che un’attività che chiude non fa profitto, ma non lo fa nemmeno chi in quell’attività lì crede e decide di continuare a dare il suo appoggio e sostegno a distanza.
Personal trainer, fotografi, organizzatori di viaggio, insegnanti di yoga, lingue e strumenti musicali che si sono visti obbligati a sospendere il loro lavoro, decidono invece di continuarlo online, gratuitamente. Una lotta contro la noia.
L’Italia si riattiva, seppur dietro un monitor, seppur isolati dentro casa propria, si ritrova quel senso di appartenenza forte e che talvolta ci dimentichiamo.
Si organizzano flashmob sui balconi, applausi e momenti di musica durante i quali respirare unità, anche se distanti.
L’Italia, gli Italiani escono dallo sconforto iniziale. Si rimboccano le maniche, si attivano, si reinventano.
So perfettamente che le difficoltà di questo periodo sono ben altre, che gli ospedali sono allo stremo delle loro possibilità e che in giro continuano ad esserci persone che, nonostante tutto, non credono a tutto ciò cercando di ‘raggirare il sistema’. So bene che dietro tutto questo ci sono seri problemi economici, ci sono i mercati italiani che precipitano, giovani che rimangono senza lavoro e anziani costretti a spegnersi da soli, isolati in una stanza di ospedale.
Con questo post non voglio certo dimenticarmi di tutto questo, nè tantomeno spostare l’attenzione su altro sperando di risolvere tutto con qualche bella parola, anzi.
Però, in questo momento di grosso sconforto per il popolo italiano, fermarsi a sottolineare la positività penso possa far bene a tutti.
Diamo speranza, talvolta essere distanti può unire più che un abbraccio reale.
Restiamo uniti. Andrà tutto bene.
La foto è stata scattata dalla porta di casa mia e rappresenta il panorama che vedrò per le prossime settimane. Non potevo mettere foto più esplicativa.