Salita al Rifugio Sottile: una bellezza inaspettata!

Le previsioni davano tempo splendido, era estate piena e le temperature erano ottime. Non potevamo non decidere di salire al Rifugio Sottile!

Rifugio Sottile? Proprio così!

Esiste una bellissima gita da fare in Valsesia che molti non conoscono, forse perché si trova in una valle laterale poco prima di Alagna, forse perché è molto lunga e con parecchio dislivello, o forse semplicemente perché è uno di quei posti che ancora non sono diventati eccessivamente turistici.
Si tratta della salita al Rifugio Ospizio Sottile (2480m s.l.m.), sul Colle Valdobbia, al confine tra Piemonte e Valle d’Aosta e in particolare tra la Val Vogna in Valsesia e la Valle del Lys, sopra Gressoney.
Lo stesso posto si può raggiungere infatti anche da Gressoney (e infatti la maggior parte delle persone incontrate saliva da lì), ma di questo sentiero non scriverò poiché mai fatto.
L’Ospizio Sottile nacque, insieme ad una piccola cappella, a fine ‘700, come rifugio per tutti coloro che utilizzavano il valico passando per la via Regia, e infatti qui passò anche la regina Margherita di Savoia nel 1898 (la stessa che qualche anno prima aveva raggiunto la Punta Gnifetti del Monte Rosa, dove sorge infatti Capanna Margherita).

Noi siamo partiti da Ca’di Janzo, poco sopra Riva Valdobbia, dove abbiamo lasciato l’auto.
Da qui (1354m s.l.m.) abbiamo raggiunto Sant’Antonio e quindi, incontrando lungo la strada piccoli villaggetti, siamo giunti alla frazione Peccia.
La strada, inizialmente asfaltata, diventa presto sterrata, quindi mulattiera e attraversa paesaggi di diverso tipo, sale e scende costeggiando quasi sempre il torrente Vogna e raggiungendo poco prima di Peccia, la cappella dedicata a San Nicolao.
Abbiamo attraversato le belle case walser di Peccia e proseguito, sempre seguendo il sentiero n. 201, fino a raggiungere la chiesa di San Grato (1529m) e, poco dopo, il piccolo ponticello di pietra costruito dai francesi e attraversato ad inizio 1800 dalle truppe napoleoniche (da notare!).
Qui abbiamo svoltato a destra prendendo la strada che sale con ripide curve fino ad aprirsi su un’ampia radura nella quale il sentiero scorre pizzicato tra due bassi muretti di pietra e i mirtilli fanno da padroni su tutta la vegetazione circostante.
Il sentiero riprende quindi nel bosco fino al bivio (molto panoramico!) con il sentiero 201a che porta all’Alpe Larecchio.


Poiché però la nostra meta era il Rifugio Sottile ci siamo lasciati il bivio alle spalle e abbiamo proseguito sulla strada che saliva e che, dopo non molto, si è aperta fino a mostrarci, sulla cima, il Colle Valdobbia con il piccolo rifugio: che spettacolo!
A quel punto, vedendo la meta, siamo saliti presi dall’entusiasmo velocemente fino alla cima dove il nostro sguardo ha abbracciato un panorama senza uguali: il versante valdostano da un lato e quello valsesiano dall’altro!
Il rifugio rimane esattamente sotto il Corno Valdobbia (2755m s.l.m.) sul quale però non siamo saliti perché la strada per il ritorno era ancora lunga e non volevamo scendere troppo tardi.

Pranzo al volo con i prodotti che ci eravamo portati da casa (un ottimo pane nero e della toma valsesiana) e poi abbiamo imboccato la via del ritorno. Avevamo infatti deciso di scendere dal lato opposto a quello da cui eravamo saliti e, fatta eccezione per un primo tratto un po’ bruttino (il sentiero si confonde spesso a causa di grossi massi che lo ostruiscono), non ce ne siamo pentiti. Siamo arrivati infatti subito al Lago della Balma, un bellissimo laghetto alpino sulla cui superficie galleggiavano piccolissimi fiorellini bianchi che con la luce del sole risplendevano sull’acqua. Ancora oggi mi chiedo che fiori fossero e quale sia il loro nome!

Abbiamo quindi oltrepassato il lago e continuato il sentiero fino a quando abbiamo intravisto l’Alpe Larecchio sotto di noi. Che bella! Era proprio come ce l’avevano descritta: un bel prato verde smeraldo racchiuso dentro una cornice di abeti in cui un torrentello a forma di serpente si insinua leggiadro.
Siamo scesi quasi verticalmente fino a raggiungerlo e qui siamo stati accolti da un gruppo di oche che passeggiavano tranquille e incuranti delle mucche ben più grandi di loro e delle persone che ridevano e scherzavano di fronte ad un bicchiere di vino… Alpe Larecchio, che bellezza!
Avremmo voluto fermarci un po’ lì, respirare un po’ di quel clima in cui la semplicità è tutto e viene facile essere felici per niente (che poi, al contrario, niente non è!), ma toccava tornare. Ancora almeno un’ora ci separava dal punto di partenza e non potevamo permetterci di fare troppo tardi.
Così, dopo esserci riempiti gli occhi anche con quel paesaggio siamo scesi fino a Peccia e quindi fino a Ca’ di Janzo percorrendo lo stesso sentiero dell’andata, nonostante un’alternativa fosse anche possibile e consigliata da più di una guida: le frazioni walser da Peccia al rifugio Val Vogna.

Siamo tornati stanchi per la giornata ma davvero felici. La giornata soleggiata ma non eccessivamente calda ci ha regalato panorami ed emozioni uniche e inaspettate!
Storia, paesaggi e profumi ci hanno riempito testa e cuore e ancora oggi, a distanza di mesi, rimangono vivi nella nostra memoria.

Dislivello: 1200 m circa
Lunghezza anello: 20 km circa
Tempo di salita: 3 ore circa, tempo totale: 5,30 ore circa

Informazioni sul percorso su Strava: https://www.strava.com/activities/5808124208

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